giovedì 8 novembre 2012

Le Belve - Savages

5 buoni motivi per considerare Le Belve un ritorno alla grande (seppur non alla grandissima) di Oliver Stone:


1) perché, tra teste mozzate, occhi che fuoriescono dalle orbite e motoseghe impazzite, c'è una dose di violenza talmente alta da risultare quasi divertente, al punto che in certi momenti pare di guardare un film di Tarantino. E anche se tutta questa ferocia può sembrare eccessiva o addirittura gratuita, non dimentichiamoci che pur sempre di "belve" stiamo parlando.



2) perché è tratto dal romanzo omonimo di Don Winslow che oggi come oggi è uno dei migliori scrittori di genere noir/poliziesco, a detta della critica il vero erede di James Ellroy! A mio avviso Le Belve (in lingua originale Savages, cioè selvaggi, termine concettualmente più edulcorato di "belve") non è il suo miglior romanzo, ma quando Oliver Stone lo ha letto se ne è innamorato al punto di comprare immediatamente i diritti e assoldare lo stesso Winslow per scrivere insieme a lui la sceneggiatura.

3) perché il trio di cattivi è eccezionale, mai stereotipato e impiega poco a rubare la scena ai 3 buoni (che poi, a pensarci bene, tanto buoni non sono nemmeno loro): un poliziotto corrotto (John Travolta), la perfida regina della malavita messicana (Salma Hayek) e il suo laido aiutante (Benicio Del Toro),scena dopo scena si divertono a fare a gara per risultare il più spietato in un girotondo ininterrotto di omicidi, tradimenti e doppio giochi.


4) perché Oliver Stone torna a fare l'Oliver Stone, quello di Natural Born Killers o U Turn, pur senza raggiungere quei livelli di lucidità, da un lato, e di follia, dall'altro. Sarà che nel frattempo anche lui è invecchiato, sarà che nel mezzo ci sono state parecchie deviazioni di percorso (penso ad esempio ai documentari politici) e anche purtroppo qualche flop (Alexander su tutti e recentemente il sequel di Wall Street), sta di fatto che Le Belve ha l'indiscusso merito di provarci, nonostante qualche eccesso di stile e un paio di sparate a vuoto. 

5) perché mescola abilmente vari generi, dal western di Sergio Leone allo snuff movie, dalla love story che ricorda Jules e Jim al thriller, dando vita a un film (praticamente) pulp, pieno zeppo di musica, colori, ritmo e tensione che riesce nel suo intento principale, cioè far divertire lo spettatore, e in seconda battuta dargli qualche spunto di riflessione sull'amore e sull'odio piuttosto che sulla pace e sulla guerra. In perfetto stile Oliver Stone.   


Voto: 3 stelline (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)