venerdì 8 febbraio 2013

Cloud Atlas

5 buoni motivi per considerare Cloud Atlas un esperimento dalle grandi, grandissime pretese, a metà tra film indipendente e blockbuster, che sconfinando nei generi raggiunge brillantemente il suo intento:


1) perché l'intreccio delle sei vicende che si svolgono in parallelo attraverso luoghi, epoche (e logiche) diverse, riesce a dar vita a una Storia unica e indissolubile in cui il coraggio di taluni rappresenta il seme che quando germoglia è in grado di ispirare gli atti di coraggio degli altri se non addirittura vere e proprie rivoluzioni. Come un sottile filo immaginario che, scena dopo scena, lega invisibilmente l'esistenza nella sua interezza e complessità.





2) perché il valore aggiunto di Cloud Atlas è un montaggio che tiene abilmente sospesa la narrazione incrociando i sei segmenti con un gran senso alchemico del cinema. Cosa che sicuramente è stata più agevole da realizzare per David Mitchell nel suo romanzo omonimo (L'Atlante delle Nuvole) che non in questo film: ma nonostante lo stesso Mitchell avesse definito il suo libro "infilmabile", la sensazione che si ha durante la visione è quella di un divertente e appassionante caleidoscopio... sostantivo che, tradotto dal greco, letteralmente significa appunto "vedere bello".


3) perché le ambientazioni, dalle isole del Pacifico a una futuristica Nuova Seul, dalla Gran Bretagna di inizio secolo a un mondo post-apocalittico, sono epiche e davvero emozionanti... e che il film entusiasmi o no, finiscono comunque col travolgere anche lo spettatore più riottoso.

4) perché i tre registi (Tykwer, quello di Lola Corre e Profumo, dirige i tre episodi più ordinari, mentre i fratelli Lana ed Andy Wachowski gli altri tre storici/fantascientifici) non si perdono via nei tanti messaggi collaterali più o meno filosofici che il film potrebbe avere (e che tutto sommato ha, se pensiamo ad esempio all'ineluttabilità del destino piuttosto che alla ciclicità degli eventi) e alla fine hanno il merito di realizzare sei film - alcuni sicuramente più riusciti di altri - al prezzo di uno. Qualcuno ha scritto che le sei storie ricordano da vicino le sei facce del cubo di Rubik da scomporre, ruotare e riallineare per tornare alla situazione di perfezione rappresentata dal punto di partenza.

5) perché la quinta storia (ovviamente girata dai Wachowski) è fantascienza allo stato puro con evidenti rimandi ai loro Matrix V for Vendetta, ma anche al Ciclo delle Fondazioni di Asimov e a Fahrenheit 451 di Bradbury che ispira proprio il nome della protagonista (Sonmi-451). 




Voto: 3 stelline e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)

http://cloudatlas.warnerbros.com/