martedì 3 giugno 2014

X-Men: Giorni di un futuro passato

5 buoni motivi per considerare il settimo film sugli X-Men (probabilmente) come il più riuscito della saga:


1) Perché Bryan Singer, dopo anni di assenza, tiene in piedi senza sbandamenti un continuum temporale che intreccia le vite e le sorti degli X-Men del futuro con quelle del passato, al fine di ricostruire un presente che altrimenti – per colpa di Mystica – avrebbe inesorabilmente condotto allo sterminio dei mutanti. Attraverso la coscienza di Wolverine, si passa da un futuro distopico alla Matrix, con tanto di sentinelle cacciatrici, a un passato colorato e funkeggiante dove sembra che Logan, il Professor X, Bestia e addirittura Magneto siano costantemente in procinto di andare a un concerto dei Pink Floyd o dei Bee Gees. 

2) Perché alcune scene sono ben al di sopra della media di tutti gli X-Men passati: su tutti la prova di forza di Magneto quando solleva in aria uno stadio da baseball e soprattutto la scena in cui Quicksilver - un mutante che si muove alla velocità della luce e che parteciperà anche al prossimo The Avengers - libera a suon di musica lo stesso Magneto addirittura da una prigione sotto al Pentagono, dove era stato rinchiuso per l'omicidio di Kennedy. 



3) Perché il rapporto di amore-odio tra Xavier e Magneto - da sempre il fil rouge sotteso alla lotta fratricida tra i mutanti - raggiunge picchi davvero impensabili, anche per merito di una Mystica costantemente in bilico tra la Raven, fragile, insicura e ancora dipendente dal primo, e quella matura, fredda e letale che tutti conosciamo come il vero braccio destro del secondo.

4) Perché se è vero che da un punto di vista concettuale il film pare debitore - tra gli altri - di Ritorno al Futuro, Matrix e soprattutto Terminator, è altrettanto vero che Giorni di un futuro passato, il fumetto Marvel del 1981 da cui è liberamente ispirato, è arrivato ben prima della maggior parte di queste pietre miliari del genere a trattare il tema dei viaggiatori nel tempo che riscrivono il futuro.

5) Perché per una volta assistiamo a un film che non si basa solo e soltanto sull’innegabile carisma di Wolverine, riuscendo invece a far convivere due generazioni di mutanti ai quali viene concesso lo spazio che meritano sia sullo schermo che nell’azione. Ne esce un film sugli X-Men per la prima volta davvero corale che sfrutta a pieno le diversità e le potenzialità dei tanti personaggi Marvel presenti, nessuno sovrabbondante nella trattazione ma tutti utili, in un modo o nell'altro, per chiudere un cerchio iniziato nel 2000. 























Voto: 3 stelline e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)

www.x-menmovies.com