venerdì 25 luglio 2014

47 Ronin

5 buoni motivi per considerare 47 Ronin un colossale "pasticcio" di genere:


1) perché se alla mitologia orientale si mischiano vicende storiche abbondantemente falsate, scene di azione più o meno credibili, una serie ridondante di elementi fantasy, e infine ci si aggiunge anche una sciatta love story (tagliata apposta per dare un senso alla presenza di Keanu Reeves), il rischio non può che essere quello di un blockbuster mal riuscito che magari accontenterà qualche teenager ma di sicuro non soddisferà in alcun modo gli amanti dei samurai-movie;

2) perché se per tutto il film si fatica ad appassionarsi a una storia che quasi mai raggiunge livelli di tragicità adeguati, non c'è traccia di epicità nemmeno nel momento clou di 47 Ronin, quello del seppuku (suicidio) collettivo finale, che viene inspiegabilmente tagliato per lasciar spazio all'ultimo sguardo d'amore tra il mezzo-sangue Kai (Keanu Reeves) e la sua amata;     


3) perché quella dei ronin (termine infamante utilizzato per i samurai rimasti senza padrone) che danno il titolo al film, è una leggenda giapponese molto antica che trova le sue origini addirittura all'inizio del XVIII secolo: in seguito all'ingiusta morte del loro signore, 47 nobili samurai andarono in cerca di vendetta ben consapevoli che il loro eroismo li avrebbe condotti al suicidio avendo dovuto disobbedire a un ordine dello Shogun. Ma l'adattamento hollywoodiano perde assolutamente di vista il cuore di una parabola destinata a celebrare i massimi valori nazionali del Giappone (onore, lealtà e sacrificio), per esaltare invece un eroe unico mosso più dall'amore perduto che non dal resto, finendo col lasciare i nobili guerrieri quasi sempre sullo sfondo di una vicenda personale;
     
4) perché Keanu Reeves si impegna davvero quel minimo sindacale (probabilmente anche meno vista l'espressione monocorde che lo accompagna dalla prima all'ultima scena...) necessario per portarsi a casa la pagnotta e risalire in vetta alla classifica 2013 degli attori più pagati al mondo; 

5) perché la computer grafica utilizzata per dar vita a streghe, demoni e mostri vari, è a dir poco pessima, soprattutto tenendo conto degli sforzi economici complessivi della Universal per questo film (175 milioni di dollari in tutto): alcune scene di combattimenti, che molto probabilmente nei piani iniziali dovevano avere un respiro epico alla Ran, finiscono addirittura col ricordare un film della Asylum.    



Voto: 1 stellina e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)