giovedì 18 febbraio 2016

The Hateful Eight

5 buoni motivi per cui l'ottavo film di Quentin Tarantino appare il meno riuscito:


1) perché se è normale non aspettarsi ogni volta una trama alla Pulp Fiction, è altrettanto vero che la storia alla base di questo atipico western (il secondo consecutivo dopo Django Unchained), per quanto Tarantino si diverta a strizzare l'occhio ad Agata Christie e ad Alfred Hitchcock e al genere del "mistero della camera chiusa", non si eleva mai al di sopra della sufficienza finendo con il risultare ai limiti del banale. Anche il classico finale con lo "stallo alla messicana", dal quale era lecito attendersi un rilancio forte della posta in gioco, non è così sconvolgente e sa troppo di già visto;

2) perché di tarantinate The Hateful Eight è sì pieno, alcune senza dubbio molto divertenti, ma a volte sembrano eccessivamente vacue e artificiali, quasi scollegate dal contesto... A lasciar l'amaro in bocca è soprattutto l'assenza pressoché assoluta di quelle sconvolgenti invenzioni (sia visive che di linguaggio) che nei film precedenti avevano fatto gridare al genio di Tarantino; 

3) perché il cast è stellare, nessun dubbio in proposito, ma nessuna interpretazione resterà impressa a lungo nella memoria degli spettatori e la sensazione complessiva è che tutti, da Samuel L. Jackson a Kurt Russel, da Tim Roth a Michael Madsen, facciano il minimo sindacale (alcuni forse addirittura meno...): si divertono e divertono, solo che faticano a emozionare nel profondo perché (avendo più o meno gli stessi spazi da gestire) non permettono fino in fondo l'immedesimazione nei loro personaggi; 

4) perché da un punto di vista tecnico The Hateful Eight è inattaccabile: la fotografia di Robert Richardson meravigliosa (anche se di fatto, per esigenze di trama, ridotta al minimo visto che la vicenda si svolge 
quasi interamente all'interno di un luogo chiuso, una carrozza prima e la locanda di Minnie poi), la sceneggiatura solida grazie ai tipici dialoghi tarantiniani (che però alla fine non tutti risultano così divertenti), le musiche a metà tra il western e l'horror semplicemente perfette (Morricone resta inarrivabile)... Tuttavia, una volta assemblati i pezzi, il prodotto che ne esce appare una mera abilità tecnica se non addirittura un esercizio di stile fin troppo (auto)compiaciuto;



5) perché a tratti anche la regia appare svogliata e nel complesso purtroppo poco ispirata: non si nega tanto a Tarantino la solita eccelsa maestria nell'impastare ogni singola scena con il suo infinito bagaglio culturale, quanto l'assenza di quel "sacro fuoco" che da sempre ne ha contraddistinto il cinema rendendolo un genere a sé, lontano da un lato dai cliché hollywoodiani e dall'altro dalla raffinatezza di alcuni (cosiddetti) maestri.


Voto: 2 stelline (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4) 

thehatefuleight.com