domenica 7 febbraio 2021

Malcom & Marie

5 buoni motivi per cui una lite infinita tra due innamorati può diventare un ottimo film d’autore:


1) perché i due meravigliosi protagonisti, John David Washington (figlio di Denzel, recentemente ammirato in TENET) e Zendaya (giovane cantante e attrice resa famosa dalla serie tv Euphoria), danno vita a una performance fisica al limite della perfezione, dove vanità e invidia sono direttamente proporzionali alla rabbia innescata da un mancato grazie che doveva esser detto nel momento giusto. E così il momento più bello della vita dell’uno diventa per l’altra l’occasione per una recriminazione a lungo sepolta sotto la vanagloria e l’egocentrismo del compagno regista, innescando un sempre più asfissiante gioco al massacro tra i due ma soprattutto tra loro due e gli spettatori;

2) perché la sceneggiatura, ridotta al minimo e interamente basata sulla potenza e sulla ferocia dei dialoghi, assume da subito le sembianze di una violenta partita di tennis: tra continui rimandi dalla vita reale dei due alla finzione del film di Malcom, il pubblico non riesce a staccare gli occhi dalla loro lite guardando prima il devastante servizio dell’uno e poi la maligna risposta l’altra, il dritto con cui lui cerca disperatamente di mandarla fuori dal campo e l’eroico tentativo di recuperare il punto di lei;

3) perché, girato in piena pandemia, è un film dall’impianto teatrale dove gli opposti non smettono mai di attrarsi: i due attori che si insultano, si allontanano, per poi cercarsi immediatamente dopo; la perfetta fotografia in bianco e nero che tutto enfatizza (l’unico tocco di colore è il rosso iniziale del logo di Netflix); il silenzio totale di alcuni momenti cui fanno da contraltare le grida e gli insulti; le quattro mura (si fa per dire) di una casa che li contiene in modo claustrofobico e gli spazi apparentemente infiniti che stanno attorno e dove loro rifuggono;

4) perché è una storia talmente cruda, per regia e scrittura, da diventare un coraggioso manifesto di quello che dovrebbero fare (certe) pellicole: vale a dire, a detta dello stesso Malcom, arrivare dritto al cuore degli spettatori, elettrizzarli senza costringerli a cercare per forza un significato dietro alle intenzioni del regista, piuttosto che una qualsivoglia lettura politica nascosta nelle pieghe della sceneggiatura;

5) perché è un film per chi davvero ama il cinema nella sua infinita potenza comunicativa, pieno zeppo di citazioni mai gratuite visto che a parlare sono appunto un egocentrico regista, da tanti acclamato come il nuovo Spike Lee (per cui John David Washington ha recitato in BlackKklansman) o il nuovo John Singleton, e un’attrice fallita il cui unico sogno sarebbe stato quello di recitare nel capolavoro che il suo compagno ha scritto (forse) ispirandosi a lei.
 

Voto: 3 stelline (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)