sabato 12 luglio 2025

Joker: Folie à Deux

Perché Joker: Folie à Deux è un film che riesce a raddoppiare le ambizioni cinematografiche del Joker


1) perché se Joker era un lento e iper-realistico discendere nella fragilità e nella follia di Arthur Fleck, in Folie à Deux ci troviamo all’interno della psiche condivisa tra lui e Harley Quinn: non è più il dolente racconto di un uomo solo e vittima della società, bensì di una relazione surreale e patologica che trascende il crudo realismo del primo capitolo attraverso una narrazione quasi teatrale. Lo stile evolve in un meraviglioso crescendo visivo, sonoro e musicale, che rende la storia più onirica e psichedelica;

2) perché se Joaquin Phoenix ritorna nel ruolo del Joker in modo sempre intenso e psicologicamente complesso, Lady Gaga riesce a essere straordinaria nei panni di Harley "Lee" Quinzel pur con una versione di Harley Quinn meno teatrale di quello che ci si poteva aspettare. Ma la sua presenza, talvolta anche in modo silenzioso, è talmente carismatica e magnetica da sublimare perfettamente il caos emotivo del film grazie anche alla riuscitissima chimica visiva e sonora con Phoenix;

3) perché anche la struttura stessa della pellicola è più articolata del primo capitolo e, giocando tra realismo e artificio, si intreccia in due atti ben differenziati tra loro: uno mantiene una parvenza narrativa rigida seppur con elementi ballabili e sequenze teatrali, mentre il secondo degenera in una sorta di musical psicotico. La musica, vero e proprio elemento strutturale portante di Folie à Deux, fa costantemente oscillare il ritmo complessivo degli eventi tra la tragedia drammatica e la commedia nera;

4) perché la regia di Tod Philips vuole portarci a riflettere su come la follia del Joker si sia amplificata e moltiplicata nell’incontro con l’altro, in un’alternanza perfettamente bilanciata tra empatia e orrore: il tema della “folie à deux” apre così a una dimensione relazionale in cui la sua ribellione al sistema diventa rapidamente contagiosa, mettendoci di fronte a un bizzarro gioco di specchi in cui la pazzia non è più individuale ma condivisa e amplificata; 

5) perché se nel primo film Arthur era uno, qui tutto diventa doppio: Arthur e Joker da un lato, Joker e Harley Quinn dall’altro. In un vortice emotivo crescente, il dualismo evolve in dialogo e poi in lotta interna: chi controlla chi? chi è sano e chi pazzo? Il rapporto tra Arthur e il suo doppio – che sia Joker o Harley – fa schizzare la tensione narrativa di Folie à Deux che diventa una perfetta metafora dei temi dell’autocoscienza o dell’autodistruzione.


Voto: 3 stelline (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)