1) perché anche se la storia è semplice e lineare (cosa che non potrebbe essere diversamente trattandosi di un film per bambini), tutto funziona alla perfezione: pur immaginando con facilità quello che succede nella scena successiva, infatti, Big Hero 6 riesce a coinvolgere, entusiasmare ed emozionare soprattutto perché il tema del lutto, già affrontato in altri film Disney (Bambi e Re Leone su tutti...), qui viene portato davvero all'esasperazione;
2) perché per innamorarsi di Baymax, un robot bianco senza volto ma lo stesso più espressivo di tanti attori in carne e ossa, ci vogliono cinque minuti a impiegarci tanto. E ancora meno ce ne vogliono, dopo averlo visto combattere con l'armatura rossa che ricorda da vicino quella di Iron man, per decidere di comprarsi - a qualunque costo! - il pupazzo;
3) perché graficamente è di un altro pianeta e la scenografia è un'invenzione a dir poco geniale: una città immaginaria - San Fransokyo - che fonde innumerevoli elementi della cultura nipponica con l'eleganza tipica delle strade di San Francisco. Ma a essere inarrivabili sono soprattutto le scene di volo di Beymax che fanno sembrare ordinarie addirittura quelle di Dragon Trainer 2;
4) perché dopo anni di principesse più o meno sdolcinate (Rapunzel prima e Frozen poi, intervallate da un inutile film su Winnie Pooh e per fortuna da Ralph Spaccatutto), ora si parla finalmente di robot, di guerrieri e, seppur con le dovute cautele, di supereroi. Curiosità: Big Hero 6 è liberamente ispirato a un fumetto pressoché sconosciuto di fine anni '90 della Marvel, anch'essa ora di proprietà Disney;
5) perché c'è il più bel cattivo Disney di sempre sia a livello di immagine che di piano criminale messo in atto: una riuscitissima sintesi tra Magneto, uno qualunque dei supercattivi di 007 e, grazie alla meravigliosa maschera kabuki indossata, uno appena uscito dalla Tana delle Tigri.
Voto: 3 stelline e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)
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