1) perché questo IT non è un horror e, al di là di qualche inconsapevole dodicenne, non soddisfa fino in fondo gli appassionati del genere: forse in questi anni ci siamo abituati troppo alla figura di Pennywise, entrato a buon diritto nel "club dei nuovi mostri" con Freddy, Jason e Pinhead, per poter essere realmente spaventati dai continui jumpscares di cui è farcito il film. O forse il vero punto di forza del Pennywise anni '90 di Tim Curry (per quanto encomiabile anche l'attuale interpretazione di Bill Skarsgard) era proprio il contrasto tra il realismo del clown quando si mostrava in momenti di apparente tranquillità e il terrore che invece generava quando assumeva sembianze mostruose. Tuttavia, per dovere di cronaca, il nuovo Pennywise è molto più fedele alla descrizione del pagliaccio maligno e agghiacciante fatta da Stephen King nel suo capolavoro rispetto a quello della miniserie televisiva;
2) perché, anche se come detto vive più di suspense che di paura vera e propria, IT resta un eccezionale film di azione e di intrattenimento che grazie a una sceneggiatura oltremodo solida, un montaggio veloce e una musica incalzante, riesce a far correre la tensione e l'adrenalina di pari passo con le emozioni dei suoi giovani protagonisti: in una atmosfera tipicamente anni '80 (grande cambiamento questo rispetto agli anni '50 narrati nel romanzo) questo IT è una pellicola che, sicuramente in modo voluto e tutto sommato anche un po' furbo, strizza spesso l'occhio a due meraviglie quali i Goonies prima e Stranger Things poi;
3) perché, come tante altre opere di Stephen King, rimane una storia di formazione in cui le emozioni legate all'innocenza dell'essere bambini si scontrano di continuo non solo col soprannaturale ma sopratutto con gli orrori e la cattiveria degli adulti (con dichiarati rimandi a Stand by me). Da questo punto di vista, la prima parte di IT prepara alla perfezione il terreno per la battaglia finale che i bambini divenuti adulti dovranno combattere dopo 27 anni (quindi più o meno ai giorni nostri): nel 2019, infatti, rincontreremo tutti i Perdenti pronti a scontrarsi per l'ultima volta con quello che Pennywise rappresenta... vale a dire il male nella sua incarnazione più mostruosa;
4) perché l'IT di Muschietti ambisce a essere una fedele trasposizione di quella pietra miliare della letteratura kinghiana che è il romanzo nonostante le tante diversità più o meno esplicite. Al di là del cambiamento storico, è vero che mancano alcuni elementi fondamentali (la Tartaruga su tutti, qui presente solo in una versione... Lego) ma quello che in fondo davvero importa è il non aver smarrito lo spirito del romanzo e le sue atmosfere: certo, nelle storia di Stephen King emergeva in modo molto più netto il marciume che si cela dietro ogni apparente normalità (di per sé anche senza la metafora del mostro), però almeno non viene perso quel senso di appartenenza a un gruppo e quella nostalgia dell'essere bambini che litigano, si picchiano, fanno la pace e si innamorano;
5) perché dove invece il film funziona davvero bene e riesce piacevolmente a stupire, è quando fa interagire i ragazzi tra loro mostrando da un lato la tenerezza della loro amicizia, e dall'altro le pulsioni legate all'odio e alla rabbia che provano. Soprattutto in alcune scene "di normalità" dove non si avverte il terrore dell'esperienza soprannaturale che stanno vivendo, i Perdenti riescono a essere quasi sempre poetici nei dialoghi, nelle azioni e nelle emozioni: indimenticabile la scena della cava quando, dopo aver sconfitto la paura dell'altezza tuffandosi uno dopo l'altro, li guardiamo con dolcezza mentre ammirano estasiati Beverly (un'incantevole Sophia Lillis) prendere innocentemente il sole in mutandine e reggiseno.
Voto: 2 stelline e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)
itthemovie.com
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