5 buoni motivi per cui Killers of the
Flower Moon è un film sontuoso e monumentale:
1) perché è l’opera di un Maestro arrivato all’apice della sua arte e
della sua poetica e segna il culmine di una delle carriere più longeve della
storia cinematografica americana: dalle prime pellicole quali Taxi Driver e Toro Scatenato
fino a capolavori più recenti come The
Departed e The Wolf of Wall Street,
grazie anche alle collaborazioni storiche con Robert De Niro e Leonardo DiCaprio
(rispettivamente la decima e la sesta con il regista italo americano), il nome
di Martin Scorsese è ormai divenuto sinonimo di Cinema e a ottant’anni si
dimostra ancora magnificamente in grado di intraprendere un viaggio memorabile attraverso
i meandri dell'oscurità umana;
2) perché Scorsese ci racconta una storia vera che in pochi conoscono
e oggi riconosciuta da tutti come un vero e proprio genocidio: Killers of the Flower Moon, infatti, è l’adattamento
dell’acclamato saggio di David Grann - Gli
assassini della terra rossa. Affari, petrolio, omicidi e la nascita dell’FBI.
Una storia di frontiera - e si concentra sull'eliminazione sistematica dei
membri chiave degli Osage, un popolo di nativi americani che durante la seconda
metà del XIX secolo, su obbligo del governo americano, si stabilì in Oklahoma e
diventò ricco grazie alla presenza del petrolio nella loro riserva. Le terre
degli Osage vennero presto invase da criminali e speculatori intenzionati ad
appropriarsi della loro ricchezza con qualunque mezzo necessario, omicidio
compreso, il che più che un western alla John Ford rende il film un noir atipico e spiazzante;
3) perché è un racconto - torbido come il petrolio - di quel male
presente in modo silente ma viscerale nella Storia americana sin dalle sue origini. Tema da sempre ricorrente nella cinematografia di Scorsese, Gangs of New York su tutti. La morale che se ne può trarre, è tanto
emozionante quanto attuale in un momento in cui le questioni e le voci dei
Primi Popoli vengono portate alla ribalta non solo negli Stati Uniti ma anche
in Australia e nel resto del mondo: il film utilizza il matrimonio tra il viscido DiCaprio e la pura Gladstone come metafora del rapporto tra i
colonizzatori americani e la popolazione dei nativi, un rapporto sempre in
chiaro-scuro (proprio come la fotografia) basato sulla forza e sulla violenza, una violenza spesso
più psicologica che fisica;
4) perché Killers of the Flower
Moon è un film all’antica e rappresenta quel genere di cinema
definito “epico” che richiede di esser visto sul grande schermo: Scorsese,
infatti, non ha solo contribuito alla stesura della sceneggiatura insieme allo scrittore premio
Oscar Eric Roth, ma si è anche assicurato che i costumi, le acconciature, il
trucco e la scenografia ricreassero perfettamente l'epoca e l'ambientazione di
inizio ‘900. Oltre a questa scrupolosa attenzione ai dettagli, sono le riprese
su larga scala del direttore della fotografia Rodrigo Prieto (che aveva già collaborato
con Scorsese in The Wolf of Wall Street, Silence e The Irishman) e una colonna
sonora blues e rock di evocativa portata, a rendere necessaria l’esperienza
in sala;
5) perché per oltre tre ore il film non ha nessuna grande accelerazione e il ritmo resta lento e quasi ipnotico: la tensione si basa invero sul bruciante
e conflittuale dualismo tra due mostri sacri come DiCaprio e De Niro, grottesco il primo e mefistofelico il secondo. Ma ad aver stupito tutti per la sua delicata interpretazione
è stata la straordinaria Lily Gladstone: moglie di DiCaprio e vittima simbolica del martirio di tutta la nazione Osage, è lei il vero fiore,
colorato e raggiante, che rischia di venire ucciso dall’avidità e dalla perfidia
dell’uomo bianco. Ottimo poi anche il cast di supporto, tra cui spiccano Jesse Plemons e un ormai ritrovato Brendan
Fraser.
Voto: 3 stelline e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)
https://www.killersoftheflowermoonmovie.com/
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