1) perché Grand Budapest Hotel è a tutti gli effetti un film d’azione ambientato all'inizio del Novecento nell'immaginaria repubblica mitteleuropea di Zubrowka, il primo di Wes Anderson a sconfinare in questo genere nonostante un avvio da commedia leggera: pieno zeppo di fughe rocambolesche e folli inseguimenti, di travestimenti ridicoli e sparatorie sconclusionate, con tanto di colpo di scena finale alla Alfred Hitchcock, ha l'enorme pregio di non perdere per strada la personale e raffinata percezione del mondo del regista texano, qui giunto alla sua ottava fatica;
2) perché è bizzarro e spiazzante il meccanismo in base al quale durante il film il formato dello schermo cambia in base al periodo storico di riferimento: si passa dal panoramico per le scene ambientate al giorno d'oggi, al wide screen (più stretto e lungo, tipo Cinemascope) per quelle negli anni Sessanta, fino al classico Academy (quasi quadrato) per gli anni Venti e Trenta;

4) perché all'interno della storia (sia quella in senso stretto che ci racconta il film, sia quella con la S maiuscola che gli fa da sfondo), ce ne sono tante altre fantasiosamente assurde: per citarne una, quella della setta segreta delle "Chiavi Incrociate", una misteriosa confraternita clandestina che riunisce i concierge dei migliori alberghi di tutto il mondo e in grado di influenzare i destini delle persone;
5) perché l'estetica di Grand Budapest Hotel è quella calda e colorata tipica dei film di Wes Anderson (sebbene un progressivo incupirsi dei colori con l'avvento della guerra). Sempre a metà tra fiaba e realtà, ogni costume, ogni scenografia, ogni scena, risulta elegantemente costruita, e ci sono alcuni dettagli vintage che, pur apparendo per pochi secondi, faranno impazzire gli appassionati: dal modellino dell'hotel che in realtà non esiste (pur essendo classificato su Trip Advisor come "il migliore hotel della Repubblica di Zubrowka") ai quotidiani immaginari ricostruiti alla perfezione, così come i tanti "preziosi" dolcetti preparati da una pasticceria tedesca addirittura in base a precise indicazioni del regista.
Voto: 3 stelline (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)