venerdì 4 gennaio 2013

Cosmopolis

5 buoni motivi per considerare Cosmopolis l'ennesimo (questa volta purtroppo solo mezzo) capolavoro di David Cronenberg:


1) perché ti fa scoprire un Robert Pattinson che non ti aspetti: non più l'anonimo vampirello di Twilight ma Eric Packer, un credibilissimo miliardario megalomane, genio e squalo della New Economy, incapace di provare emozioni fossero l'acquisto della Rothko Chapel piuttosto che un folle e insensato omicidioOssessionato dal suo potere e dall'avere ormai tutto (compreso un eliporto sul tetto del suo appartamento di 48 stanze e un bombardiere nucleare in un hangar in Arizona), una mattina esce di casa deciso a chiudere il cerchio andando a tagliarsi i capelli nel malfamato quartiere di Hell's Kitchen dall'altra parte di New York, dal vecchio barbiere del padre, l'unica persona che sembra poter rappresentare un punto di contatto con il suo passato.

2) perché è spiazzante rendersi conto di come il viaggio (allucinato e allucinante) di Eric ricordi da vicino quello di Ulisse nell'Odissea, pur svolgendosi all'interno di una gigantesca limousine ipertecnologica, blindata e insonorizzata che gli fa da casa, ufficio, pied a terre e ambulatorio. La limousine, un non-luogo simbolo della sua estraneità dal mondo e dalla vita, attraversa lentamente ma inesorabilmente una New York paralizzata dalla visita del Presidente e devastata dalle violenza dei no global, dandogli modo di incontrare strani personaggi tra cui eccentrici consulenti e una giovane moglie praticamente sconosciuta, di dilapidare il suo patrimonio speculando in modo insensato contro l'ascesa dello Yuan (nel libro si parlava invece del giapponese Yen), di avere rapporti sessuali occasionali con diverse signore, di commuoversi al funerale di un rapper guru e filosofo, di scoprire in seguito a una imbarazzante visita andrologica di avere la prostata asimmetrica... evento quest'ultimo che lo porterà per la prima volta a dubitare delle sue certezze e della sua onnipotenza. 
  





















3) perché Cronenberg si riavvicina con entusiasmo al suo passato duro e pessimista, a quel genere "fetido" a lui tanto caro, definito body horror, che per anni ne è stato il marchio di fabbrica. 

4) perché è tratto da uno dei romanzi più sottovalutati di Don De Lillo che nel 2003 (!) era riuscito ad anticipare gli eventi, in primis la catastrofe finanziaria di questi ultimi anni. L'omonimo romanzo del geniale scrittore newyorchese, visionario, epico e profetico al tempo stesso, viene ripreso da Cronenberg con molta reverenza, in modo praticamente pedissequo, quasi come se di suo fosse già stato scritto pensando alla sceneggiatura del film. L'unica controindicazione è che i dialoghi filosofici e surreali, a volte più difficili da metabolizzare nel film che nel libro, finiscono col rendere un po' sfiancante il seguire l'evolversi della storia


5) perché è metafora (e se vogliamo anche critica) del capitalismo colto nel suo elemento più autodistruttivo: non tanto il denaro come qualcosa di intrinsecamente malvagio, quanto il sistema economico complessivo (banche, multinazionali, mercati emergenti, svalutazioni monetarie, crisi finanziarie...) che sta implodendo nel suo essere un mondo a sé, isolato e protetto proprio come la limousine di Eric.


Voto: 3 stelline (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)


http://cosmopolisthefilm.com/en







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